“In punta di...penna”
Tradurre l'ironia in tedesco. Far ridere è una cosa seria
Delia Di Canosa _ 27 Maggio, 2020
Paese che vai, ironia che trovi!
Immaginate di presenziare ad un meeting con il responsabile degli acquisti di un’azienda attiva nel settore della lavorazione dei metalli preziosi, nel corso della quale si definiscono i dettagli di un’importante commessa. Partecipate alle trattative, traducendo in consecutiva gli interventi rispettivamente in italiano e in tedesco.
Ore 09:15. Scatta la pausa colazione.
La delegazione si sposta nella hall dove è stato allestito un buffet, seguite il cliente italiano, pragmatico imprenditore vicentino che, rivolgendosi al committente tedesco, chiede con tono solenne:
Che cosa hanno in comune un televisore e una formica? Le antenne!
Assodato che non potete imboccare la prima via di fuga simulando un’improvvisa voglia di caffé, cosa fareste se foste l’interprete?
- Sperate che il committente sia più concentrato sul panino farcito che si appresta ad addentare che sulla battuta appena fatta e ignori la sonora risata che echeggia nell’ edificio,
- Simulate un colpo di tosse per guadagnare il tempo necessario a capire come uscire dall’ impasse,
- Mantenete il sangue freddo e, indossando il vostro sorriso più smagliante, traducete forti della consapevolezza che anche in tedesco le formiche hanno le antenne.
Tradurre l’ironia è senza dubbio la sfida più ardua che un(’) interprete si trova ad affrontare durante un incarico, a prescindere dalla modalità richiesta (interpretazione simultanea, consecutiva, sussurrata) e dal contesto in cui questa avviene.
Trascurando le differenze di natura demografica del parlante, che si riflettono in stili e toni variegati, un’osservazione ironica richiede all’ interprete o al traduttore non solo inventiva e creatività, ma anche e (soprattutto) diplomazia, discrezione e competenza.
Dunque, come tradurre l’ironia?
La comunicazione è paragonabile a un mosaico composto di una moltitudine di tasselli che si ricompongono a creare un’immagine omogenea e unitaria: ogni singolo pezzo, trascurabile singolarmente, è fondamentale e indispensabile in prospettiva del risultato finale.
In un atto comunicativo, allo stesso modo, un raffinato intreccio di elementi linguistici e paralinguistici influisce sulla buona riuscita di una trattativa commerciale o una compravendita e fa in modo che il vostro interlocutore non si distragga aggiornando il suo profilo Instagram, o peggio ancora, si addormenti nel giro di 5 minuti.
E fin qui, direte voi, non ho scoperto l’acqua calda. Avete ragione: nomi ben più illustri del mio l’hanno supposto secoli fa. Già il buon Cicerone nel suo De Oratore ci insegnava che contenuti brillanti devono essere accompagnati dalla sapiente modulazione della voce, da una precisa gestualità e una ben calibrata ironia.
Sul concetto di ironia dobbiamo soffermarci brevemente, perché non faccio riferimento alla pratica socratica di carattere spiccatamente intellettualistico, con cui ammettiamo di non sapere per mostrare che l’altro ne sa ancor meno di noi (effettivamente, non fa una piega).
Qui parlo di un’ironia più becera: qui parlo di quelle battute di spirito, barzellette e frasi sarcastiche utilizzate durante gli incontri tra partner commerciali, potenziali clienti o gruppi professionali eterogenei e con background differenti per rompere il ghiaccio, creare intesa o semplicemente intrattenere (più o meno goliardicamente) l’interlocutore.
L’ironia è una vera e propria forma strategica di comunicazione, che gioca sull’accostamento di elementi espliciti e impliciti e racchiude interi universi culturali talvolta difficilmente traducibili, perché la cultura d’arrivo potrebbe mancare dei riferimenti necessari a capire la battuta o semplicemente prediligere altri stimoli umoristici.
La buona notizia è che esistono temi universalmente comici come l’avarizia e gli underdog, che sono facilmente trasponibili dal milieu culturale tedesco e francese a quello italiano e possono fare dell’interprete un vero comico di Zelig.
Qualche esempio? Una battuta che prende di mira la proverbiale parsimonia dei genovesi potrà essere “adattata” in tedesco facendo riferimento alla frugalità degli Svevi e l’ancestrale diatriba Nord vs. Sud semplicemente invertita di 180°.
E le famose barzellette su Pierino? In tedesco c’è Fritzchen a venire in nostro soccorso.
Volete andare sul sicuro? Barzellette che vedono protagonisti poliziotti e dipendenti statali non hanno colore né nazionalità. Successo assicurato!
E le battute sessiste?
Ne parleremo nel mio prossimo articolo! Seguitemi.
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